Domanda:
Accettereste uno stage gratis oppure fareste come questa ragazza?
2011-10-20 01:22:13 UTC
Accettereste uno stage gratis oppure fareste come questa ragazza?
Indignata per stage gratis, le danno della mi.g.n.ot.ta. “All’estero ho un contratto vero”

Ha scritto un’email di protesta a un editore che offriva uno stage senza rimborso spese, adatto “solo – recitava l’annuncio – a chi può mantenersi per parecchi mesi a Milano”. E in tutta risposta, Caterina De Manuele, 28 anni e una laurea al Politecnico di Milano in Design degli interni con 109 su 110, si è presa della “********”. Eppure lei non lo voleva nemmeno quel posto a ‘Flash art’, un’importante rivista d’arte (“la prima in Europa”, vanta il sito online). Perché da mesi ha già un contratto vero.

Lo ha ottenuto prima in uno studio di architettura d’interni in Germania, poi in Inghilterra. Non in Italia, dove al massimo era arrivata a prendere 600 euro al mese. In nero. L’annuncio di Flash Art le ha fatto ripensare a quel periodo. Si è indignata quando ha letto: “Teniamo a precisare che, ahinoi, per almeno 8-10 mesi, il rimborso spese per uno stagista che deve imparare tutto è minimo, quasi inesistente”. Poco più in là la giustificazione, firmata in prima persona dal direttore ed editore, Giancarlo Politi: “D’altronde lo stage, almeno da noi, vi permette di apprendere al meglio una professione”. Caterina si è ricordata di quando spulciava le offerte di lavoro una a una. “Mi sono laureata a ottobre 2008. Subito dopo l’inizio della crisi – racconta a ilfattoquotidiano.it -. Ho infilato curricula in ogni mail box esistente”.

Il colloquio arrivava solo in pochissimi casi. E spesso era una delusione: “Mi chiedevano di lavorare gratis nel periodo di prova. Domandavo: ‘Per quanto tempo? Due-tre mesi o cinque-sei?’”. Risposte vaghe. Così come nessuna certezza c’era sul dopo: “Al massimo potevo aspirare a una finta partita Iva”. Alla fine l’avevano presa per uno stage gratuito. Poi qualche mese di lavoro senza contratto regolare in uno studio di architetti nel capoluogo lombardo. Quando ha visto l’annuncio, Caterina si è arrabbiata, “perché veniva spacciato per stage un lavoro da editor, che richiedeva una persona già formata”. Così ha deciso di scrivere un’email a Politi.

Gli ha fatto una domanda diretta: “Perché i miei genitori o chi per essi dovrebbero pagare perché io lavori per lei?”. Poco dopo la risposta. Piccata (leggi lo scambio di email). “Caterina – ha scritto l’editore – se tu fossi in grado di lavorare per noi ti offrirei subito, anzi, prima, due o tremila euro al mese. Prima impara a scrivere, a leggere dai siti e giornali del mondo, a fare una notizia in dieci righe, a fare l’editing di un testo, a impaginare con inDesign e poi potrai avanzare pretese”. E ancora: “Lo sai cosa dice Tronchetti Provera? Lavorare oggi a buoni livelli è un lusso. Se uno non lo capisce vada a lavorare al Mac Donald”. Fino al post scriptum: “Chiedi allo Stato di aiutarti. La mia azienda non è di beneficenza. E tu cerchi la beneficenza”.

Niente di più falso, per Caterina. Se ci si è laureati a piani voti, si sanno usare almeno dieci software tecnici e si parlano quattro lingue, non è certo la beneficenza quella che si cerca. Glielo ha detto, a Politi. E poi gli ha scritto: “La beneficenza se la faccia fare lei, povero indigente che non può nemmeno pagare un povero stagista il minimo”. La replica è stata un insulto: “Ora anche le ******** debbono parlare 4 lingue, conoscere l’arte e inDesign. Il globalismo fa miracoli”. Il botta e risposta tra Caterina e il direttore di Flash Art è finito su Facebook. Poi in Rete è iniziato il tam tam. Lo scambio di email è stato ripreso dalla pagina sul social network del Manifesto dello stagista, da Lettera Viola e dalla Repubblica degli stagisti. Molte le proteste piovute sulla bacheca Facebook di Flash Art. Tanto che Politi ha pubblicato sul sito della rivista un nuovo messaggio, accusando Caterina di avere manipolato e modificato una sua risposta.

Il rimborso spese da “quasi inesistente” è diventato di 350-500 euro al mese. Mentre chi aveva protestato è stato definito “un utente un po’ frustrato che ignora il moderno concetto di stage”. Ma il “moderno concetto di stage” non coincide con quello che Caterina ha trovato fuori dall’Italia. “Nel novembre 2009 ne ho iniziato uno a Stoccarda, in Germania. Pagato 750 euro al mese”. Poi le hanno fatto il contratto e presto sono arrivate altre opportunità. Così, due mesi fa, Caterina è partita di nuovo, alla volta di Londra. A fine ottobre terminerà il periodo di prova. E se tutto andrà bene le verrà proposto un contratto a tempo indeterminato da 32mila sterline all’anno (oltre 36mila euro). ”Da quando lavoro all’estero – racconta – seguo personalmente il cliente, partecipo al processo creativo insieme a lui e ai miei superiori”.

Non nasconde la propria soddisfazione Caterina, consapevole di avere dovuto lasciare la sua casa, i suoi genitori, il suo Paese. E i suoi amici rimasti in Italia. E’ stato anche per loro che domenica scorsa ha scritto a Giorgio Napolitano.
Cinque risposte:
onox
2011-10-20 04:40:40 UTC
Gli stage in italia come i tirocini sono gratuti per legge, quindi non si può fare uno stage pagati, al massimo è previsto il rimborso delle spese tipo trasporto, ma non certo uno stipendio.



Se uno stage è fatto secondo le regole la legge funziona e ok che sia gratis, lo stage ha come fine non il far lavorare ma il favorire un apprendimento sul campo, quindi la persona che fa stage non deve essere messa a produrre ma deve fare formazione e l'eventuale attività produttiva finalizzata alla sua formazione. Poi ovvio siamo in italia e c'è l'uso di prendere gente con contratto di stagista e invece usarli come veri lavoranti lucrando su contributi e tasse. Ma in italia la facoltà di moralità e senso civico è qualcosa che non abbiamo.



Insomma in questa storia che citi, mi sembra si faccia una gran confusione, tra chi cerca lavoro e gli viene proposto un finto contratto di stagista.
2011-10-20 08:52:56 UTC
Non so... ma la "prima rivista d'arte in europa" ha pure un direttore che ha la mail senza il namespace dell'azienda...



Sono sincero, io capisco anche le aziende. Se viene dato loro il permesso di avere dei servi della gleba (qui non si tratta nemmeno di schiavi: uno schiavo gli devi dare da mangiare e un tetto, quanto meno) è chiaro che loro poi la possibilità la sfruttano.

Vistro che dai politici non possiamo aspettarci nulla, bisognerebbe che ci fosse una presa di coscienza da parte dei giovani, che rifiutassero, semplicemente, gli stage, o per lo meno quelli dove il "rimborso spese" non arriva nemmeno a 500 euro.
xyzxyzxyz
2011-10-20 17:22:51 UTC
uno stage gratuito, finalizzato alla successiva assunzione, si può anche accettare. purtroppo da un po' di tempo gli stages sono diventati una forma di sfruttamento dei neolaureati che non fa onore al mondo del lavoro italiano, personalmente trovo ridicolo che un neolaureato debba passare da stages gratuiti, contratti di formazione e lavoro, contratto a tempo determinato e poi - forse - contratto a tempo indeterminato. è altresì vero che all' estero vale infinitamente di più la meritocrazia e che i giovani vengono responsabilizzati e conseguentemente valorizzati più velocemente, ma alcuni lavorano anche 12 ore - anche se in tutti gli uffici ci sono maxi schermi TV per seguire gli avvenimenti o si può ascoltare musica mentre si lavora.
EmAnUeLe
2011-10-21 09:01:39 UTC
PQND COLLABORATION



http://3dlandscapearchitecture.blogspot.com/
?
2011-10-20 11:29:52 UTC
mah...io ho fatto uno stage gratis a londra...alla fine mi avevano anche offerto il posto, visto che cmq mi ero impegnato.



Non c'è bisogno di starnazzare. È ovvio che 8-10 mesi siano troppo, ma la gavetta devono farla tutti. Nel mondo del lavoro conta più l'esperienza che il "110 e lode" o la "laurea al Politecnico". Non ti regala niente nessuno, ed è giusto che sia così.


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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