Domanda:
La Fiat vuole o no investire in Italia? E i 20 miliardi di investimento promessi? La Freemont chi la compra?
anonymous
2011-08-26 01:38:36 UTC
L’Italia, ex colonia Fiat
Il presidente della Fiat John Elkan con il suo azionariato familiare coeso solo dal non spendere nelle attività industriali in particolare in Italia – visti anche i nuovi interessi finanziari asiatici – dopo aver dato l’incarico al suo ad di salvarlo con l’avventura americana da investimenti che nel mercato mondiale dell’auto, la famiglia Agnelli non è più in grado di sostenere, pensa di coprire la ritirata industriale dall’Italia scaricando le responsabilità ora sui lavoratori, ora sul Paese.

I lavoratori vengono costretti in modo improbabile a “garantire” con l’aumento della propria fatica, con la limitazione delle libertà e con la cancellazione del contratto nazionale, piani industriali che hanno sempre bisogno da parte aziendale di nuove e ulteriori conferme, in un gioco dell’oca che riparte sempre dal via. E il Paese è trattato da questa Fiat e da questi Agnelli come una ex colonia che deve meritarsi investimenti e soddisfare prove, un peso per gli stessi lavoratori e i lavoratori utilizzati come scudi umani, veri e propri ostaggi di una riorganizzazione produttiva e proprietaria.

La Fiat, complice l’arrendevolezza delle classi dirigenti protese a soddisfare per abitudine e scarsa autonomia il potere della ex azienda nazionale, ha prodotto in un gioco di specchi una estraniazione dal Paese quasi che la Fiat non fosse italiana, non avesse responsabilità nella storia d’Italia, nella sua crisi anche morale e nel suo declino. Quasi che la Fiat fosse una nuova azienda appena nata, capace addirittura di proporre “nuove” classi dirigenti fino a sostenere la discesa in politica di quel Montezemolo che l’ad Marchionne considerava poco più di un fastidio nella fase di coabitazione in Fiat.

Oggi la Fiat pretende nuove leggi, vuole visionare il testo definitivo che strumentalmente e surrettiziamente il governo ha inserito nella manovra di risanamento e che con essa nulla c’entra, per decidere se investire in Italia, imponendo con una pesante moral suasion, qualcuno suggerisce “ricatto”, leggi che cambiano le condizioni di vita, di lavoro e di libertà per i singoli lavoratori. Lo fa perché sa di aver prodotto nell’ultimo anno accordi al limite e oltre le leggi nazionali, usando la crisi internazionale e il debito pubblico. Ma questa Fiat, che tenta di rianimare il proprio titolo con le comparsate al meeting di Cl, nonostante i segnali di disponibilità di sindacati arrendevoli o di ministri interessati come Sacconi, che usano l’azienda per saldare vecchi conti ideologici introducendo la libertà di licenziamento, non si fida di queste disponibilità e sopratutto non si fida di se stessa, non sa se sarà in grado di mantenere gli impegni sino ad oggi solo propagandati. Con quali prodotti raddoppierà la produzione in Italia? Non certo con la Freemont messicana e con la nuova Panda che è ancora troppo poco. In quale mercato europeo, con quale mercato americano e in quanto tempo restituirà i debiti contratti per rilevare Chrysler e gli stessi debiti che Chrysler porta in dote?

Non è ancora tardi per pretendere da Fiat, dai suoi proprietari e dal suo management impegni veri, prodotti europei per l’Italia pensati nel rispetto delle leggi e dei lavoratori. Non ci servono consigli sulla libertà di sciopero, ci serve un’impresa che difenda l’Italia con nuovi prodotti italiani. E’ la Fiat che deve dare garanzie al Paese e ai lavoratori ! E il Paese che deve pretendere rispetto con un altro governo che difenda gli interessi dei cittadini italiani che lavorano.

www.ilfattoquotidiano.it
Cinque risposte:
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2011-08-26 05:57:09 UTC
.... l' ombra dell' azienda che era negli anni settanta, tra cassa integrazione e pre-pensionamenti, serebbe più giusto che fosse dello stato, l' ha già stra pagata
?
2011-08-26 10:09:16 UTC
GLi accordi sono già stati presi e le rassicurazioni date... Marchionne parla solo per ottenere più sconti possibili in vista della manovra e John Elkan parla solo per dare fiato alla bocca.
anonymous
2011-08-26 09:17:48 UTC
ma non avete capito che se ne vogliono tutti fuggire dall'Italia!!!!
?
2011-08-26 09:03:05 UTC
La FIAT è una azienda e come ogni azienda mira a condizioni di lavoro e di mercato favorevoli allo sviluppo delle sue attività e ovviamente al guadagno.

Quello che la FIAT è stata nel passato e gli aiuti di Stato non sono un argomento serio, men che meno lo diventano quando vengono cicciati fuori a mo di ricatto.



La FIAT degli anni della statalizzazione di fatto, era una azienda che non produceva prodotti validi sul mercato internazionale, e che si sostentava grazie a cospicui aiuti di stato. Il modo per fare a meno degli aiuti di stato è essere competitivi sul mercato e produrre prodotti che siano appetibili sotto l'aspetto tecnologico ma soprattutto sotto quello del prezzo.



Non è possibile pensare di avere una FIAT che subisce le follie del mercato del lavoro italiano e che allo stesso tempo riesce ad essere competitiva sul mercato internazionale. Quindi l'unica soluzione è che la FIAT stessa esternalizzi più che può la produzione, anche a scapito delle fabbriche italiane.



Se la risposta della politica italiana, dei sindacati e della società civile si limita all'arma del ricatto, del tipo "eh ma noi 20 anni fa ti davamo i soldi", allora la FIAT fa bene a prendere baracca e burattini ed emigrare altrove. E' infatti evidente che se questi soggetti non vogliono che la FIAT ragioni secondo i parametri di una azienda che vuole essere competitiva, vogliono solo un'azienda statalizzata per dare lavoro a condizioni totalmente fuori dal mercato internazionale.
Turbolento
2011-08-26 14:26:56 UTC
E' chiaro che di voglia di investire, non dico alla Fiat, ma a qualsiasi investitore, ne è rimasta poca. D'altronde come dargli torto? Investire in un paese in cui il sindacalismo è fermo a livelli da terzo mondo, che dichiara scioperi prima ancora di sapere come saranno le cose, che persegue ancora la lotta proletario contro porco padrone........... se almeno in Italia lavorassero bene........ invece pare che in Italia abbiamo la manodopera più schifezzata d'Europa, e solo in alcune (poche pochissime) aziende c'è l'eccellenza.

E in più è una manodopera costosissima.

Insomma, se qualcuno investe..... grazie.



PS: chi ha mai detto 20 miliardi? Altro difetto italiano, quello di mistificare la realtà...... robe da far scappare tutti, povera Italia!


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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