Domanda:
Marchionne rottama Fabbrica Italia: la Fiat ha preso in giro gli italiani per tutti questi anni? Certo che si?
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2012-09-14 00:12:45 UTC
Sergio Marchionne scherzava. Il mitico piano Fabbrica Italia (20 miliardi di investimento per arrivare a produrre 1,4 milioni di auto nel 2014, presentando venti nuovi modelli e sei restyling per i marchi Fiat, Alfa, Lancia) non c’è più. Due anni di chiacchiere e promesse, come il più consumato dei politicanti che ama sbeffeggiare, e ieri il capo della Fiat ha chiuso con l’Italia in poche righe di comunicato.
“Nei giorni scorsi, da parte di alcuni esponenti del mondo politico e sindacale, sono state fatte alcune dichiarazioni preoccupate per il futuro di Fabbrica Italia”, dice la Fiat. Così, per fugare le preoccupazioni, finalmente una parola chiara:il piano non esiste più. “Da quando Fabbrica Italia è stata annunciata nell’aprile 2010 - spiega il Lingotto - le cose sono profondamente cambiate. Il mercato dell’auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni settanta. E’ quindi impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa”.
I TEMPI cambiano, dunque. Però il comunicato omette di ricordare che il 21 aprile 2010 l’ambizioso progetto fu condizionato all’accettazione da parte dei sindacati di condizioni di lavoro diverse e peggiori dalle precedenti. E che quando, pochi giorni dopo, Marchionne ricattò pubblicamente sindacati e lavoratori (“se non accettano il piano è già pronto un piano B che non è molto bello”) quel piano B era già pronto, ed era proprio quello annunciato ieri: la Fiat molla l’Italia.
È stato tutto inutile. Lo scontro furibondo di Pomigliano (estate 2010, primo referendum sulle nuove condizioni di lavoro), la battaglia di Mirafiori (analogo referendum, gennaio 2011) la polemiche politiche. Parole al vento. La strategia era quella di sbaraccare, con tutta evidenza. Il Fatto ha pubblicato il titolo “La lenta fuga di Marchionne dall'Italia” il 23 luglio 2010, all’indomani del referendum di Pomigliano, sei mesi prima di quello di Mirafiori.
E DEL RESTO la fuga dall’Italia viene oggi ufficializzata con il pieno consenso del governo dei tecnici. Non bisogna dimenticare che già nel marzo scorso, all’indomani di un incontro a palazzo Chigi con Marchionne, il premier Mario Monti, con parole inequivocabili, disse bye bye alla Fiat, a nome del governo italiano: “Forse darebbe soddisfazione ad un politico di vecchia maniera poter dire: ho insistito affinchè la Fiat continui a sviluppare investimenti in Italia. Ma la Fiat non ha nessun dovere di ricordarsi solo dell’Italia, e chi la gestisce ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi investimenti le localizzazioni più convenienti”. Non a caso Marchionne definì quell’incontro, il 16 marzo scorso, con una sola parola: “Perfetto”. Curiosamente, ieri il comunicato diffuso da Marchionne adopera quasi le stesse parole: “La Fiat con la Chrysler è oggi una multinazionale e quindi, come ogni azienda in ogni parte del mondo, ha il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia”. Oggi suonano quasi penose le proteste di quanti hanno chiesto per mesi al governo di esigere, se non spiegazioni, almeno informazioni dal manager italo-canadese che prende lo stipendio in Italia ma paga le tasse in Svizzera. Il governo dei tecnici era d’accordo con Marchionne che portava via la Fiat dall’Italia. Monti, gliene va dato atto, l’ha detto pubblicamente.
Negli stessi giorni, invece, Elsa Fornero andava al Senato ad assicurare che “le notizie sulla possibile chiusura di altri stabilimenti del gruppo Fiat in Italia dopo quello siciliano di Termini Imerese sono destituite di ogni fondamento”. Come lo sapeva? Gliel’aveva detto Marchionne, e lei ci credeva, e spiegò perché: “Se il presidente Fiat John Elkann e Marchionne mi dicono 'abbiamo intenzione di mantenere il piano industriale e fare gli investimenti che sono previsti' che cosa posso dire, che non gli credo? Io devo credergli”.
CERTO, e con un ministro del Lavoro così, i lavoratori Fiat possono stare tranquilli. Tre giorni fa le hanno chiesto se avesse in programma incontri con Marchionne, e lei ha detto: “Non c'è una vera urgenza ma avremo un incontro presto”. Aveva ragione lei: non c’è più urgenza.
Otto risposte:
2012-09-14 01:11:26 UTC
Tra la presentazione del piano e oggi c'è in mezzo un quasi-fallimento dell'Italia, il crollo del mercato automobilistico europeo, la sentenza di ri-assunzione forzata dei dipendenti FIOM....sai com'è, certe cose non favoriscono molto investimenti miliardari :-O

Fatta questa premessa, il piano Marchionne è una càzzàtà.

Se fossi io al suo posto punterei almeno alla chiusura di Mirafiori (meglio se anche Pomigliano)...non credo che lui la pensi molto diversamente.

Sempre ricordando il fatto che se un AD vende in America e crolla in Italia ma tiene il suo posto evidentemente all'azionista va bene così...



@Doctor Jimmy

Non sono scuse, tra l'altro tra le centinaia di analisi che ti sono state riportate ci sono anche le mie; sta di fatto che un piano di sviluppo attuato nel 2010 oggi non è in genere più fattibile indipendentemente dal realismo del piano.

Ho definito il piano "una càzzàtà" perché sia i volumi sia il numero dei modelli erano caratteristiche a mio parere insostenibili, se acquisti un hotel da 20 stanze perché è praticamente fallito e mi dici che lo ristrutturerai in 3 mesi, portandolo a 80 stanze e dimezzando il personale non posso dare valutazioni diverse dalla càzzàtà.

Altra caratteristica importante che spesso viene sottovalutata è che la colpa non è "di Marchionne" come se lui fosse un incompetente, è la FIAT che vuole smobilitare; in caso contrario punterebbe ad una quotazione dei volumi italiani adeguata al mercato attuale ad esempio puntando a chiudere qualche impianto...se non lo fa vuol dire semplicemente che vuole andare via, perché non punta nemmeno a rimanere aperta.
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2012-09-14 03:05:36 UTC
G, sono molto interessanti gli articoli di cui fai il copia-incolla. Ma sia tu che Giorgio Meletti dovete trovare un accordo con voi stessi. O siete contrari agli aiuti statali (che per inciso non vengono più erogati da anni, almeno non dallo stato Italiano, mentre nel resto d'Europa si continua alla grande) e all'intervento del governo, oppure siete contrari al fatto che una azienda privata possa decidere in totale autonomia, e nel solo interesse degli azionisti, come, dove e quanto investire. Sostenere il liberalismo economico a targhe alterne mette un po' in crisi l'onestá intellettuale di chiunque.



Nel merito dei dettagli aggiuntivi (immagino che questi almeno siano opera tua):



-"Tedeschi, francesi e coreani... hanno assortimento, gamme completissime e soprattutto qualità da vendere.. e il mercato (di chi si può mermettere di cambiare l'auto) li premia". Come hai giustamente intuito, questo mercato oggi è sostanzialmente marginale. PSA oggi sta vendendo gli immobili per poter pagare fornitori e dipendenti (quelli che non sta licenziando). Opel ha giá annunciato la settimana corta per i suoi operai, VW si appresta a farlo p il 2013. In uno scenario del genere, dove se non investi vendi x e se investi vendi x+800 auto al mese su un mercato nazionale, direi che è più intelligente non investire. Dunque ben venga, a mio parere, la cancellazione del piano Fabbrica Italia.



-"se non si fanno nuovi modelli competitivi, strada se ne fa veramente poca". Come si diceva sopra, PSA è lì a dimostrare il contrario. Adesso riceveranno circa 1,5 miliardi di soldi pubblici per riuscire a galleggiare verso l'uscita del tunnel. Fossero stati più previdenti avrebbero fatto come VW e il soldi pubblici se li sarebbero fatti dare prima di investire.



- per quanto riguarda l'arroganza di Marchionne, è indubbia. Ma per orchestrare una polemica che definisci uno specchietto per le allodole servono due contendenti, uno non basta. Posso concordare sul giudizio su CISL e UIL. Ma dal lato FIOM-CGIL cosa abbiamo visto in questi anni? Quale grande spinta innovativa per il paese? Quale proposta? (intendo a parte "lasciamo tutto come è, riduciamo gli orari e alziamo i salari a paritá di produttivitá e impegni")



-sulla panda monofuel, mi spieghi come e a chi la vendi, visto lo stato della rete a metano? Almeno fosse GPL capirei.



-come mai gli stipendi VW (solo quelli degli operai tedeschi, che producono la minoranza delle vetture generaliste del gruppo) sono più elevati? La ragione è molto semplice, basta rispondere alla semplice domanda: chi li paga? Perchè il mio stipendio in VW era pagato al 50-60% dal lavoro degli operai spagnoli, ungheresi e cinesi. Quello che avevo in Fiat era pagato al 15-20% dal lavoro degli operai polacchi. Parafrasando Ricucci, siamo tutti bravi a fari i X con il X degli altri. La speranza, per Fiat, è che arrivino presto al merge con Chrysler in modo da poter iniziare a fare tunneling come fa sistematicamente VW. Se poi ricominciassero pure a prendere aiuti statali inizierebbero ad essere veramente alla pari come punto di partenza, visto che VW non ha mai smesso
Quo - Rage Against The Monopolies
2012-09-14 03:50:36 UTC
Quando Marchionne è arrivaro la FIAT stava già fallendo..e adesso sta fallendo il paese.

Marchionne non è il semidio che ci voleva far credere..ma nemmeno il demonio.

Marchionne se ne frega dei lavoratori e dell' Italia. Questo non i plica che la FIOM abbia ragione..

Non ci vorrai mica raccontare che se avesse vinto la FIOM adesso la FIAT sarebbe un' azienda seria..ma dai!

Marchionne non è il demonio. Ma nemmeno un santo. Idem per la FIOM.

Solo che Merchionne sta facendo bene gli interessi dei suoi datori di lavoro...sulla capacità della FIOM di fare gli interessi dei suoi iscritti non so..



L' America rende molto di più..la FIAT è solo una palla al piede per il gruppo..



La FIAT è la FIAT e lo atato italiano è lo stato italiano. Bom. Basta dare incentivi e menate varie alle imprese. E che queste siano libere di morire, delocalizzare, vendere in pace.

Non facciamo il giochetto di dire che visto che hanno mangiato tanto finora dobbiamo obbligarli a rimanere..no, no, no. Pagheremmo sempre noi. Se fosse per la FIOM gli operai della Fiat dovrebbero essere mantenuti dallo stato..ovvero da noi tutti..con quali soldi?

Togliamo piuttosto tutti i privilegi e monopoli dei quali ancora gode la famiglia Agnelli e Co.....



Le imprese se ne vanno dall' Italia per colpa della nostra PA. Le nostri leggi sono arzigogolate, ambigue, lasciano l' imprenditore nell' incertezza e danno ai burocrati un potere enorme.

Se vogliamo che le aziende sopravvivano o vengano ad investire qui dobbiamo rivoltare il rapporto tra PA e cittadini- imprese..
2017-01-17 11:45:39 UTC
Se avessimo una classe dirigente politica/imprenditoriale capace avrebbe capito da pace che in Italia le automobili non si possono più fare e questo anche in line with colpa della FIAT degli anni 'eighty, non di Marchionne. Se avessimo una classe dirigente politica/imprenditoriale capace avrebbe da almeno un ventennio deciso una politica industriale (cioè cosa conviene produrre in Italia) che lentamente ma progressivamente avrebbe abbandonato i settori a bassa tecnologia o dove l. a. massa critica (competenze, infrastrutture e risorse di materie top) non è sufficiente, in line with sostituirle con produzioni advert alto valore tecnologico incentivando l. a. ricerca scientifica e ristrutturando Scuola e l'Università in funzione dell'acquisizione di alte competenze e dell'innovazione. Se avessimo una classe dirigente politica/imprenditoriale capace avrebbe tenuto conto che lo sfruttamento delle risorse naturali - che non sono illimitate - ai ritmi attuali se lo possono permettere solo potenze militari del calibro di u . s . e Cina e Russia. Di conseguenza avrebbe scelto produzioni con tecnologie "dolci" a minor utilizzo di risorse energetiche e di materie top naturali. Di contro ci si va a infilare il collo nel cappio dell'uranio, risorsa che non abbiamo e che di in line with sé già sta diventando sempre più rara. Se avessimo avuto questo, oggi si potrebbe dire a Marchionne "prego si accomodi all'uscita, non abbiamo bisogno e voglia di regalare soldi a produzioni che non ci interessano più". Però non abbiamo una classe politica e imprenditoriale di questa fatta e dobbiamo sottostare ai ricatti della FIAT e dei suoi compari della Confindustria. FIAT è già via strategicamente dall'Italia e quando CISL e UIL se ne accorgeranno avranno una bella gatta da pelare con il loro iscritti. l. a. CGIL fa quello che può in line with limitare i danni ai diritti dei lavoratori, ma anche questa organizzazione vive nel passato. E' tutta l'Italia che ha compiti di direzione che è morta dal punto di vista progettuale.
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2012-09-14 06:30:08 UTC
E in aggiunta Bonanni e Angeletti si sono giocato il passaggio in politica, oltre ad aver perso la faccia davanti ai propri iscritti e la credibilità come validi interlocutori con la controparte imprenditoriale davanti all'Opinione Pubblica!!!
Doctor Jimmy
2012-09-14 02:31:04 UTC
@Larry. Le scuse che tu elenchi non hanno senso. Centinaia di analisi fatte da economisti a non servili avevano previsto che il supposto piano sarabbe andato incontro a questa débacle. Basta leggersi gli articoli dei giornali di quel periodo.



Poiché non penso che Marchionne sia così sprovveduto da non essere stato in grado di prevedere le tendenze del mercato europeo dell'auto a crisi economica conclamata, mi permetto di dire che sin dall' inizio il Piano-Italia era solo fumo negli occhi per giustificare la fuga in USA.



Sono sempre stato convinto che Marchionne abbia maledetto il giorno che a Pomigliano abbia vinto il referendum tra i lavoratori. Avrebbe potuto chiudere subito la partita Italia con un bell'alibi.



Ora si può dire quanto si vuole che il capitale va dove fa profitti, il che è vero, però a Marchionne e alla FIAT si doveva e si deve ricordare che questa regola vale quando si opera in regime di liberismo, non quando per un secolo la FIAT ha vissuto grazie alla copertura dello Stato Italiano. Ciò significa che la FIAT non può dirsi unica padrona dei suoi destini e decisioni.



Autostrade, riduzione dei trasporti su ferrovie, Casse Integrazioni, vendite a prezzi fuori mercato di Impianti (Alfa Romeo) sono stati tutti favori che lo Stato ha concesso alla FIAT.



Nè si può dire che però la FIAT ha dato salario e lavoro per anni: a fronte dei profitti fatti con gli aiuti di Stato, lo Stato e i cittadini ci hanno ricavato meno di quanto hanno dato.



Per questo oggi la Proprietà FIAT (non Marchionne) deve dare conto all' Italia di quello che vuol fare.



Comodo dirsi liberisti quando è lo Stato che ti protegge!
discoA_love is the answer
2012-09-15 14:09:38 UTC
ma cavoli...tutti i nostri soldi che i vari governi hanno dato alla fiat per risollevarla...?

vomito...
Innominabile Innominato
2012-09-14 01:17:48 UTC
La Fiat ha campato per decenni con le sovvenzioni statali, adesso si permettono anche di sputare nel piatto dove hanno magnato.



Marchionne restituica all'Italia tutti quei miliardi, poi se ne vada pure a quel paese!


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